Ho l’ansia: il sintomo come possibilità di dire NO

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29 Apr

Ogni giorno in StanzaPsico incontriamo giovani adulti che ci raccontano del loro malessere: si chiama ANSIA e fa loro compagnia spesso, non li molla nemmeno nei momenti di relazione con amici e nel tempo del relax.

Siamo dell’idea che all’ANSIA sia importante dare un significato, comprendere come mai viene a farci visita, anziché imparare a gestirla e far finta che sia parte di noi, “E’ di famiglia”, “Sono anni che ci convivo”.

Ma quale significato c’è dietro a questo sintomo? Allargando lo sguardo alla storia familiare di coloro che ne soffrono spesso si rintracciano aspettative grandiose di performance sportive e/o lavorative da parte dei genitori: “A mio papà interessava che io facessi carriera”; “Mia mamma ci teneva che le facessi fare bella figura, mi mostrava come una bella bambolina…”.

Ecco allora che le persone imparano che è importante far contenti gli altri, soddisfare i loro bisogni per non farli soffrire e per essere amati. La sensazione è che tutto questo però non basti mai, ci si impegna per far felici tutti ma poi ci si trova a domandarsi “E io di cosa sono felice? Cosa piace a me? Chi sono io?.

Difficile rispondere a questi interrogativi se per una vita si è rivolto lo sguardo sui bisogni altrui anziché sui propri che vengono inevitabilmente messi a tacere.

Tutto ciò porta a indossare delle maschere, degli abiti e sogni che non ci appartengono per assecondare chi dice di volere il nostro bene e il meglio per noi.

Ecco che l’ansia arriva e ci mette in crisi, è un’importante alleata che ci vuole mettere in guardia e segnalare che forse quella non è la nostra strada, che quelli non sono i nostri bisogni profondi ma appartengono a qualcun altro, l’ansia ci invita a rivalutare le nostre scelte e i nostri progetti.

Il sintomo diventa allora un prezioso amico, lui riesce a dire No al posto nostro e chiede di fermarci per comprendere cosa sta succedendo. 

L’esordio del primo episodio di ansia si abbassa sempre di più, ora anche gli adolescenti e talvolta addirittura i bambini vivono sensazioni di ansia.

Ha senso valutare sempre non solo la famiglia, ma anche il contesto di appartenenza più ampio entro cui il soggetto è inserito: la società, la scuola, il mondo virtuale.

Tutto sta andando nella direzione della performance, della perfezione, della riuscita senza intoppi: ci vogliono belli, perfetti, felici e produttivi, instancabili.

I social amplificano senza dubbio il confronto con gli altri e questo carica ulteriormente di Ansia coloro che già sono sensibili al giudizio degli altri perché lo hanno appreso nelle loro famiglie.

Abbiamo sentito genitori dire che “Se impara l’inglese bene, fin da piccolo eh, non come l’abbiamo imparato noi, nella vita potrà fare tutto e avrà successo…”. “Il percorso perfetto”, “La strada perfetta”, “Se fai quello ce la farai!”.

Ma questo non è detto, ci sono milioni di variabili che fortunatamente non si possono controllare nella vita di ognuno e soprattutto non siamo tutti uguali, ognuno ha le sue caratteristiche, le sue inclinazioni e soprattutto non è detto che tu sia felice solo perché sai l’inglese!

Ciò che conta davvero e che permetterà di stare bene è procedere per sé stessi, non per gli altri.

Non cercare il consenso a ogni passo ma costruire passo passo la propria strada e la propria visione delle cose.

Certo ci vuole coraggio ma è l’unica via.

Se poi troverete qualcuno che vi applaude tanto meglio…ma suonate per voi stessi, non per il pubblico”.

E’ importante uscire dall’ottica della corsa per raggiungere il primo posto, dall’idea che il successo di un figlio determini un mio risultato come genitore perfetto perché vi sveliamo un segreto:

il genitore perfetto non esiste, così come non esiste il figlio perfetto. 

E se ne avete uno beh è ora di iniziare a preoccuparsi, perché sta già indossando una maschera. 

In StanzaPsico puoi trovare un valido aiuta per dare un nome alla tua Ansia, per distinguere i tuoi bisogni da quelli degli altri e iniziare a stare meglio nelle relazioni di ogni giorno.

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